martedì 22 aprile 2014

Tecnica della respirazione

Pensare di migliorare in qualsiasi sport con il solo allenamento, trascurando la tecnica, è uno dei più grandi sbagli che si possa fare, figuriamoci nel triathlon dove si svolgono tre discipline in successione. Miglioramenti nel nuoto, nel ciclismo,  e nella corsa si possono raggiungere anche con l’apprendimento di nuovi concetti tecnici. Quello che sembra impedire a molti atleti di raggiungere un miglioramento della propria tecnica, è il convincimento  sbagliato che, anche  se volessero farlo, non sarebbero in grado di apprendere nuovi concetti, perché troppo abituati a determinati movimenti. Occorre abbattere queste vecchie convinzioni mentali ed avvicinarsi ad una nuova concezione “triathlon centrica”, in modo da apportare cambiamenti significativi che durino nel tempo, utilizzando delle tecniche di base per l’apprendimento neuromuscolare. Esiste un elemento della tecnica, comune a tutte e tre le discipline del triathlon: ovvero la respirazione. È noto infatti che molti atleti riscontrano problemi legati alla respirazione sotto sforzo, con conseguenze sia sulla performance che sulla propria salute. Un primo passo per regolarizzare la respirazione durante una competizione di triathlon o anche semplicemente in un allenamento, è quello di provare a respirare con il naso, dato che la respirazione nasale rispetto a quella orale umidifica maggiormente l’aria verso i polmoni, la riscalda e la filtra dagli agenti patogeni. Di contro abbiamo una maggior pressione di inspirazione ed espirazione, visto che il cavo nasale è più lungo e stretto rispetto a quello orale, con la naturale conseguenza di effettuare respiri addominali più lenti e profondi. Dal momento che l’atleta inizia a respirare con il naso, durante il proprio allenamento, percepirà dopo brevi instanti la sensazione di non ricevere abbastanza aria, generando uni stato d’ansia che provoca istintivamente la necessità di riprendere a respirare con la bocca. In realtà l’atleta, respirando attraverso il naso, aveva introdotto molto più ossigeno che respirando con la bocca, grazie ai lenti ma più profondi respiri addominali. La sensazione di mancanza di ossigeno generata dalla respirazione nasale, dipende dalla bassa velocità di diffusione dell’ossigeno dagli alveoli al sangue, che è nettamente più bassa della velocità che impiega l’anidride carbonica a passare dal sangue ai polmoni. Quindi possiamo affermare che la respirazione nasale apporta maggior ossigeno ai polmoni ma non permette una rapida diffusione della CO2. Infatti il fattore primario che regola la respirazione si trova nella concentrazione di CO2 e non  in quella dell’ossigeno. Un espediente per abbassare la concentrazione di CO2 nel sangue, potrebbe essere quello di respirare rapidamente, quasi come se stessimo ansimando. Questo però oltre ad abbassare la concentrazione di anidride carbonica abbatte anche la concentrazione di ossigeno. Il tempo e la forza di volontà possono portare il triatleta a respirare dal naso, rispondendo in maniera differente ad aumenti della concentrazione di CO2 nel sangue. Oltre alla già citata sensazione di ansia, possono insorgere altri problemi dalla respirazione nasale come: un aumento di muco o una persistente disidratazione e conseguente secchezza dei tessuti nasali. Questo è un processo molto lungo che può durare fino ad un intero anno, ma l’atleta può riuscirvi limitando ad allenarsi alle sole intensità che gli garantiscono di poter respirare attraverso il naso, oppure respirare attraverso il naso solo nella fasi di allenamento a bassissima intensità.

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