giovedì 6 febbraio 2014

Ansia da sport

Si è soliti pensare, degli atleti in grado di terminare o vincere un ironman, che siano dei veri e propri super eroi, dotati di qualità innate per poter compiere sforzi sovraumani con apparente facilità e senza il minimo sforzo: ovvero si pensa che le loro caratteristiche, in questo caso sportive, siano solo e soltanto un dono di madre natura e quindi, non dovute all’applicazione costante e giornaliera. Inutile dire quanto questa affermazione sia errata, dato che ognuno di noi, con la giusta dedizione e con un giusto approccio mentale può, se lo vuole veramente, completare e perche no vincere un ironman. In questo articolo non parliamo di doti tecniche, sportive, fisiologiche ma solo di propensione psicologica al traguardo. Infatti, che si tratti di una gara di triathlon, di una conferenza con 500 persone che vi ascoltano, di una recita teatrale o di una riunione di lavoro, raggiungerete  più facilmente il vostro obbiettivo se avrete un approccio positivo e privo di ansie. La gara rappresenta per un atleta un “esame” che  mette in discussione i suoi investimenti fisici e psicologici.  che l’ansia nello sport può portare ad una diminuzione della performance a seguito di un precoce esaurimento delle energie fisiche e mentali,  con conseguente danno per l’atleta. Tuttavia risulta evidente nello sport l’opportunità di utilizzare le terapie di rilassamento e al fine di ridurre, sui vari organi e apparati, le modificazioni indotte dalla reazione d’ansia, ristabilendo l’equilibrio fisico e mentale dell’atleta. Preparare la mente , attraverso le tecniche di rilassamento, aiuta l’atleta a controllare le proprie emozioni, a prevenire i momenti d’ansia e a non farsi soggiogare da esse, rivolgendole a proprio vantaggio. Il rilassamento può essere inteso come l’opposto dell’attivazione, però non necessariamente uno stato di riposo ma di regolazione e normalizzazione delle funzioni vitali che vengono meglio utilizzate nello sport. Il nostro inconscio , tra le tante funzioni, si occupa di proteggerci dall’eventuale possibilità di soffrire. Quando si avvicina una situazione potenzialmente pericolosa attua delle strategie di protezione per allontanarci dal pericolo. Una di queste strategie è l’ansia. Quando proviamo uno stato di ansia, il corpo ci trasmette che c’è qualcosa di potenzialmente pericoloso. Da un semplice fastidio ad un attacco vero e proprio che non solo ci debilita ma ci blocca completamente.
Quando il livello di ansia aumenta al punto di  essere esagerato rispetto alla prestazione che  dobbiamo svolgere, l’ansia comincia ad avere  un’influenza negativa e dunque non riusciremo più  ad ottenere dei buoni risultati.
La curva di ansia di Yerkes e Dodson (1908)spiega come livelli moderati di ansia siano utili per l’attività e più proficui nello svolgimento dei compiti (aumentando il livello di attivazione, la prestazione migliora fino a un dato punto, poi peggiora). E’ dimostrato che soggetti in grado di affrontare le difficoltà con uno stato d’animo privo di ansia, non solo riescono meglio ma percepiscono molta meno fatica nel portarle a termine. Solitamente l’atleta non riconosce l’ansia che lo assale in gara derivante dalla possibile paura di perdere, creata da un sistema di valori culturali socialmente acquisiti. È appurato

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