Sostenere come unico metodo di
allenamento possibile un modello basato solamente sulla fatica, lo sforzo e il
dolore, vuol dire non tenere di conto di altri aspetti del training, in grado
di rendere la nostra pratica sportiva molto piacevole. Non è assolutamente
necessario massacrarsi per ore in uno sforzo fisico prolungato, massacrante e
noioso per ottenere buoni risultati. Non esiste solo questo metodo di
allenamento che oltre ad esaurire le riserve energetiche ci sfinisce anche
psicologicamente, con conseguenze negative anche sulla vita sociale. Le cause
di questa metodologia di training derivano da modelli allenanti dove l’unico
traguardo è il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Questo concetto
potrebbe andare bene in linea di massima per gli atleti professionisti che si
allenano con regolarità durante l’intera giornata e per tutta la settimana,
facendo del loro sport una professione. Di certo un programma di allenamento
duro, intenso, faticoso, doloroso e monotono basato solo sul raggiungimento di
certi traguardi non si addice allo sportivo di tutti i giorni, in grado di allenarsi
nei ritagli di tempo di lavoro, famiglia
e della propria vita sociale. Per questo tipo di atleta la tabella di
allenamento deve essere focalizzata prevalentemente sul piacere di fare sport e
solo in seconda battuta anche sulla sofferenza sportiva. Occorre per ciò
dimenticare le vecchie pratiche allenanti e tornare a provare piacere nel
compiere il gesto atletico: in una parola divertirsi. Per avvalorare questa
teoria basta soffermarsi su un gruppo di bambini che, giocando indisturbati
senza stress e ansie nel parchetto sotto casa, riescono a correre per ore giocando
a rincorrersi, percorrendo grandi distanze per la loro giovane età. Ecco allora
che il piacere e il divertimento dovrebbero sempre accompagnare i nostri
allenamenti, come un nutrimento per uno dei “muscoli” più sottovalutati del
nostro organismo: la nostra mente. Così come reintegriamo i nostri muscoli
durante l’attività fisica con bevande contenenti zuccheri, sali e maltodestrine,
dovremmo fare la stessa cosa con la mente, dandogli il fabbisogno giornaliero
di divertimento per poter affrontare al meglio la sessione allenante. Se poi a
questo aggiungiamo che in una disciplina multi sportiva come il triathlon la
caratteristica principale per la preparazione alla gara risulta essere la
costanza di allenamento per un lungo periodo, diventa evidente come sia
impossibile fare a meno del piacere di allenarsi divertendosi. Per un corretto
approccio alla stagione di allenamento oltre a valutare tutti i parametri
fisici, tecnici, atletici e fisiologici, dovremmo valutare anche un altro parametro:
quello psicologico, inteso come difficoltà psicologica dell’allenamento. Valutare
il tempo di percorrenza nei 10000 metri è utile tanto quanto capire la
stanchezza mentale e psicologica che l’atleta accumula ad ogni ripetizione del
gesto, in modo da registrare un miglioramento prestazionale non solo quando il
tempo sui 10000 metri scende, ma anche quando l’atleta percorre la distanza con
pochissimo stress mentale. Intervenendo in modo mirato la dove il triatleta
subisca una grande pesantezza psicologica nel training, magari inserendo
sessioni meno faticose ma più piacevoli e divertenti per ridurre lo stress.
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