In una società competitiva e
materiale come la nostra, la realizzazione personale, viene misurata solo in
termini di successo: dal ruolo assunto a lavoro, al modello di auto posseduta,
al tipo di abitazione, ai vestiti indossati,all’ultimo modello di cellullare ecc...
e che lo vogliamo o no questi sono i parametri che la società ci impone per
essere considerati uomini o donne di successo. Nello sport accade esattamente
la stessa cosa e tutto questo risiede nella nostra educazione sportiva e sociale. Fin da piccoli, infatti, ci
insegnano che per primeggiare nello sport, e quindi avere successo, occorre vincere
battendo gli avversari. Concetto quest’ultimo assai discutibile, su cui un buon
allenatore ed un bravo genitore, dovrebbero concentrasi maggiormente facendo
capire al ragazzo che il successo nello sport non passa solo attraverso la
vittoria. Questa interpretazione del successo sportivo purtroppo trova scarsi
riscontri negli allenatori ma soprattutto nei genitori, provocando così nella
mente di molti giovani un significato distorto del termine “successo”. I genitori
sono i primi maestri di ogni bambino ed è importante far capire loro che il
risultato sportivo non è traducibile solo con i termini vittoria o sconfitta. Un buon
genitore ha il compito di allargare il significato di successo anche ad altri
ambiti, evitando di diventare tifosi del loro bambino. Allo stesso modo un buon
allenatore ha il compito di allenare sia il fisico che la mente del bambino in
modo sano, facendo capire al giovane atleta che la vittoria risiede
principalmente nell’ottimale svolgimento del gesto atletico e non solo nel
risultato.
Preparare una qualsiasi
competizione con il solo obiettivo del massimo successo, cioè la vittoria, è
molto rischioso per la motivazione dell’atleta; dato che non potrà mai
controllare tutte le variabili di una competizione, men che meno potrà farlo in
una competizione multiposrt come il triathlon. Infatti un assoluto orientamento
su di sé per valutare il successo, predispone la maggior parte delle persone ad
andare incontro ad una sconfitta. Ecco allora che diventa necessario arrivare a
considerare vincente anche quell’atleta che riesce a terminare una gara al
massimo delle proprie capacità e in cui riesca a raggiungere e superare i
propri obiettivi, anche senza riuscire a battere nessun avversario. Un modo più
completo di definire il successo, è quello di includere degli elementi del
processo d’allenamento e i gara che siano maggiormente controllabili. Molti atleti,
infatti, prendono in considerazione degli obiettivi legti al processo di allenamento,
per esempio come si sono sentiti, se sono riusciti a mettere in pratica la
tecnica, le strategie o se si sono divertiti. Questo approccio mentale aiuterà
l’atleta a liberarsi dalla pressione che deriva dalle aspettative
assolutistiche di vittoria. In questo modo l’atleta tenderà a gareggiare molto
più sollevato e al massimo delle sue capacità.
Concordo,la mia esperienza di atleta e stata programmata con questo metodo in passato ,anche forse per i miei limiti l importante era nelle corse campestri,oltre che partecipare era arrivare al traguardo.Questo modo di fare sport c e ancora dopo 40 anni nel G.S Olimpo a S. Cristina .
Parole sagge, ma che purtroppo in pochi mettono in pratica
RispondiEliminaConcordo,la mia esperienza di atleta e stata programmata con questo metodo in passato ,anche forse per i miei limiti l importante era nelle corse campestri,oltre che partecipare era arrivare al traguardo.Questo modo di fare sport c e ancora dopo 40 anni nel G.S Olimpo a S. Cristina .
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