Chi avrebbe mai pensato che
dentro ad un piccolo libretto come questo i nascondessero grandi concetti. L'apparenza
questa volta mi aveva ingannato, portandomi a giudicare questo libro, come si
dice, solo dalla copertina. In effetti il manuale non si presenta come un testo
voluminoso e generoso nell'aspetto, tanto da non incutere nessun timore
reverenziale in chi lo legge. È semplice sia nella forma che nella sostanza ma
mai banale. So parlando della nuova edizione, rivista e migliorata, del libro
di Zeno Zani "Pedalare Bene", edito da EdicicloEditore e ristampato
nel 2015, ad un prezzo di 14.50 Euro. Nelle pagine scritte da Zeno Zani, la
forma diventa sostanza. Semplice, rapida, di facile comprensione e, di
conseguenza, rapida. Senza troppi fornzoli, Zani, arriva dritto al punto,
centrando l'obiettivo e dando sempre la risposta più semplice alle mille
domande che affliggono il cicloamatore. Il posizionamento in bicicletta, la
scelta del telaio e dei componenti, il gesto e l'uso sequenziale del cambio,
sono solo alcuni dei temi trattati in questo testo.
Questo testo si basa su nuove
esperienze tecniche e tattiche, proponendosi di diffondere un modo di pedalare
innovativo, più efficace e meno faticoso. Esso si basa su forze fisiche poco
sfruttate che aiutino a razionalizzare e a prevenire i problemi tecnici
specifici del ciclismo sportivo. Codificando la pedalata, il cambio dei
rapporti, la componentistica e la postura specifica, si ottengono sensibili
miglioramenti e una riduzione dell'affaticamento.
"Pedalare bene" per
ottenere prestazioni soddisfacenti senza accusare disturbi nemmeno dopo lunghi
percorsi a tutte le età. Modificando la parte motrice della bicicletta e la
dinamica della pedalata si migliorano le prestazioni o si riduce la fatica muscolare.
Componentistica, postura e telaistica devono incrementare questi miglioramenti
e garantire nel tempo comfort, guidabilità, accelerazione e tenuta in scia.
Questo manuale, frutto dell'esperienza del dott. Zani nella cura dei disturbi
posturali con metodi ergonomici, fornisce nuove soluzioni tecniche e tattiche
ai quesiti comuni fra gli appassionati e gli operatori del settore.
Non è semplice rispondere ad una
domanda del genere, dato che lo motivazioni sono molteplici e variabili da
individuo ad individuo. L'attività sportiva si può praticare a tutte le età ,
ma la risposta fisica nelle varie età non è chiaramente la stessa . E
chiaramente anche la tipologia di allenamento non può essere la stessa nelle
varie età . Lo sport comunque crea a tutte le età benefici nel nostro organismo
che ritroveremo fino in età avanzata oltre che lavo- rare su tanti aspetti
psicologici di non minore importanza .
Partiamo con il dire che lo sport
non dovrebbe mai mancare nella vita di ognuno di noi, dato che ci far star bene
con noi stessi e di conseguenza con gli altri. Già da bambini, o meglio da
piccolissimi, attraverso il gioco, pratichiamo una forma molto infantile e
primordiale di sport, dove però possiamo distinguere alcuni tratti distintivi
di alcune attività sportive che praticheremmo in altre età: divertimento,
dispendio energetico e stanchezza. Con il progredire dell'età spesso e
volentieri, molti pediatri consigliano ai giovani genitori di portare i propri
figli a praticare qualsiasi tipo di sport, dato che in età prescolari basta
muoversi e fare attività per stare bene. Fare sport da bambini allontano il
rischio di svolgere pratiche malsane che con l'avanzare del tempo potrebbero
portare problemi al bambino, come la sedentarietà e l'obesità. In una società
come la nostra, volta al consumo, anche i bambini sono visti come una fonte di
buisness: basti pensare alle innumerevoli pubblicità di merendine e dolcetti
che abbondano in tv e non solo. Solo verso i 6-7 anni si potrà pensare di
indirizzare il bambino, a secondo delle sue attitudini e delle sue preferenze,
verso uno sport (il nuoto è uno dei migliori a questa età).
Fare sport è indispensabile anche
durante l'adolescenza, dato che migliora l'autostima e previene disturbi legati
ad ansia e depressione, favorendo i rapporti sociali oltre che una migliore
mobilità e postura. L’adolescenza è il periodo del
cambiamento, della metamorfosi, il momento in cui ci si accorge di
essere diversi e si sente il bisogno di essere diversi. In questa
metamorfosi entra in gioco anche la paura, la paura di non piacere e di
non piacersi. La buona riuscita nello sport dovrebbe diventare uno stimolo
per valorizzare la capacità dell’adolescente, comprese quelle sociali.
Possiamo concludere che negli adolescenti il gioco-sportivo può
influenzare profondamente almeno tre sfere dello sviluppo: la sfera
dello sviluppo corporeo; la sfera dello sviluppo della personalità; la sfera
delle relazioni sociali. La pratica sportiva giovanile – con
educatori/allenatori capaci di cogliere questa opportunità - potrebbe essere
un formidabile mezzo per sviluppare negli adolescenti una serie di
caratteristiche positive: la capacità di affrontare e superare difficoltà;
la consapevolezza delle proprie possibilità; l'autonomia; la motivazione; la
capacità di collaborare con gli altri.
Il 30° anno coincide con l’inizio
di una progressiva riduzione ed efficienza delle funzioni fisiologiche in
genere: in linea generale il metabolismo basale e l’efficienza cardiocircolatoria e
respiratoria e altre importanti funzioni fisiologiche si abbassano di circa
l’1% l’anno. Il progressivo abbassamento del metabolismo basale comporta un più
facile accumulo di grasso sottocutaneo. Diminuisce la gittata cardiac) di circa
l’1% l’anno. Il cuore tende a rispondere allo sforzo aumentando solo il numero
di pulsazioni e non anche il volume. L’invecchiamento del collageno e
dell’elastina tende ad indurire le arterie determinando un innalzamento della
pressione arteriosa e, di conseguenza, un sovraccarico funzionale del cuore. I
polmoni perdono elasticità e diminuiscono la loro capacità vitale. Diminuisce,
di circa l’1% l’anno, anche il VO2 max. Le possibili alterazioni dei capillari
polmonari portano ad un progressivo minor scambio tra ossigeno ed anidride
carbonica. Questo fatto va a scapito dello scambio nutritivo ottimale a livello
dei tessuti del corpo, specialmente del sistema nervoso nel quale vi è una
perdita di neuroni e una diminuita produzione di neurotrasmettitori. Quindi
riduzione della reattività e della coordinazione motoria. I muscoli cominciano
a perdere il loro trofismo, aumenta il tessuto fibroso e diminuisce il numero
di fibre muscolari. Si deteriora il
collagene, costituente fondamentale dei tendini muscolari e dei legamenti
articolari. Tutto questo rende la muscolatura meno forte e meno elastica. Le
cartilagini articolari si assottigliano. Le articolazioni possono calcificarsi
ed erodersi mentre la perdita di massa ossea fa perdere elasticità allo
scheletro. Possono quindi instaurarsi delle accentuazioni delle normali curve
della colonna vertebrale. Un’attività fisica ben programmata in funzione
dell’età e della condizione fisica può contenere “l’aggressione” del tempo sia
sul fisico che sulla psiche.
Negli anziani l'attività sportiva
può essere di aiuto nella prevenzione delle malattie dell'apparato muscolo -
scheletrico. Un'attività fisica rallenta il processo di invecchia - mento dello
scheletro. Indipendentemente dall'età risulta che una vita fisicamente attiva
rispetto alla vita sedentaria si correla ad una maggiore massa ossea. Questo
vantaggio permane dall'età dello sviluppo fino ed oltre gli 80 anni .
All'interno della catena cinematica muscolare il livello di sella è fondamentale sia per il rendimento meccanico che metabolico muscolare. I muscoli degli arti inferiori per una legge fisiologica possono comportarsi in modo più o meno efficace a seconda del range di lunghezza lungo il quale sono attivati. Se nella fase 1 di appoggio e spinta i muscoli, sono eccessivamente allungati ho accorciati, la loro azione contrattile ha una efficienza ridotta ; contemporaneamente variando gli angoli si modificano le leve che i muscoli azionano nelle grandi articolazioni. Il valore di altezza di sella oltre a variare l'angolo di spinta modifica indirettamente anche l'orientamento del piatto pedale. Valore di sella elevati determinano una maggiore estensione della gamba sulla coscia: in sintesi, una altezza di sella elevata determinano un angolo di spinta ottimale nella zona alta della fase 1, tra i 50° e i 100° gradi e un orientamento in avanti e in basso del piatto pedale, con una compressione virtuale della pedivella che disperde energia; al contrario una altezza di sella bassa esercita un angolo di spinta ottimale nella zona bassa della pedalata, tra i 90° e i 150° con un orientamento all'indietro ed in basso del piatto pedale dovuta al crollo del tallone. Questo tipo di problematiche non riguarda solo l'atleta di elevata performance ma anche il semplice cicloturista che beneficiando di un rendimento ottimale può terminare l'allenamento meno affaticato e senza disturbi ai muscoli e ai tendini. Uno dei metodi più usati per determinare la giusta altezza di sella è quello di calcolare il 107% della nostra altezza cavallo. Con questo metodo potrete avere il miglior rendimento metabolico sia che facciate parte dei ciclisti di endurance, sia che facciate parte dei cicloamatori. Il dottor Pruit ha definito l'angolo statico di estensione massima del ginocchio, come quel valore angolare entro il quale l'articolazione lavora in condizioni fisiologiche ottimali, senza stressare le strutture tendine cartilagine. Bernard Hinault, nel suo testo "Ciclismo su strada" ci consiglia di utilizzare il coefficiente 0,885 per l'altezza del cavallo , in modo da ottenere l'altezza di sella dal centro del movimento lungo il tubo piantone fino alla sommità della sella.
Stamattina il tempo era
variabile: nuvole, pioggerellina e sole a sprazzi. Insomma la classica giornata
in cui potrebbe succedere di tutto. Mi affaccio alla finestra e penso se sia il
caso uscire rischiando di bagnarmi per la strada. L'indecisione dura solo un
attimo, solo il tempo di staccare la ruota posteriore dalla mia bici per
montarla su MagneticDays. Mi cambio e indosso i pantaloncini con il fondello
più comodo, mi allaccio la fascia cardio della Garmin al petto e indosso scarpe e calzini: sono pronto. Non mi
resta che collegare MagneticDays al pc e salire in sella. Inizio a pedalare e
verifico il funzionamento di tutti i sensori: cardio, watt, newton, frequenza
di pedalata e tempo. Lo schermo del pc si colora di dati, numeri e secondi. Inizio
a pedalare, le gambe girano e parte l'allenamento. Un ora di sudore, passione,
scienza e allenamento ai massimi livelli. Il cuore pompa, i battiti aumentano,
la temperatura corporea sale e il mio corpo cerca di regolarla con il sudore,
tanto sudore. Senza nemmeno accorgermene sono diventato mezzo uomo e mezzo
macchina, una nuova figura mitologica della modernità. Anzi una figura mito-tecno-logica.
In parte uomo, in parte macchina, in parte elettronica. Questo è Magneticdays! Oggi
il mio allenamento dura 58 minuti e 34 secondi (i ragazzi della Gobat sono
precisi): riscaldamento, mix, agilità, forza, ritmo naturale e progressioni. Tremende
e a volte inarrivabili le progressioni spingono il mio cuore al limite e anche
oltre: salgono i watt e di pari passo il cuore in una rincorsa inesorabile
verso nuovi limiti, il mio nuovo limite. Durante la prima progressione veloce
sfondo i 300 watt e poi mollo, precipito a 40 pedalate al minuto e inizia il
recupero. L'asticella del mio limite è stata superata! Il duro lavoro con
MagneticDays da i suoi frutti. Per me
che sono una mezza cartuccia in bici è un dato impressionante. L'allenamento
prosegue, altre due progressioni veloci e poi basta. Arriva l'agognata fine. Il
sudore mi cala sugli occhi annebbiandomi la vista, il cuore rallenta e i
polmoni, avidi di ossigeno, irrorano il mio sangue. Scendo dalla bici. Scarico
il grafico, invio l'allenamento sul cloud e scrivo al mio coach. Infine la
doccia. Mi sento in splendida forma, ho pedalato un ora facendo solo e ripeto
solo, qualità. L'allenamento è andato bene, MagneticDays non racconta bugie,
non è capace. Ho toccato i 300 watt in progressione e sono contento. Grazie
MagneticDays, sono felice :)