Sebbene
la protezione termica rappresenti un ulteriore vantaggio, il neoprene
con cui sono realizzate le mute da triathlon è stato progettato
soprattutto per aumentare la galleggiabilità permettendo di tagliare
i tempi fino a 15 secondi sulla distanza di 100 metri. In particolare
le mute da triathlon hanno uno spessore differenziato, maggiore sulle
gambe, in modo da fornire un assetto più idrodinamico e far si che
le gambe vi seguano ‘in scia’ mentre nuotate. Ad ogni triathleta
sarà sicuramente capitato di dover indossare una muta durante la
frazione a nuoto. Essendo questa un'operazione delicata ed avendo
vista ogni sorta di mostruosità nell'indossarla ho deciso di
scrivere poche righe, per aiutare coloro che hanno poca dimestichezza
con il neoprene. Il neoprene con cui sono realizzate le mute da
triathlon, è molto delicato, ed è stato progettato soprattutto per
aumentare la galleggiabilità permettendo di tagliare i tempi fino a
15 secondi sulla distanza di 100 metri. In particolare le mute da
triathlon hanno uno spessore differenziato, maggiore sulle gambe, in
modo da fornire un assetto più idrodinamico e far si che le gambe vi
seguano ‘in scia’ mentre nuotate. La ragione principale per cui i
triatleti indossano una muta non è per proteggersi dal freddo ma per
aumentare la propria galleggiabilità. Infatti, se non si è abituati
ad indossarla,è abbastanza comune rovinare la muta durante la
vestizione. Il consiglio che vi do è quello di iniziare dai piedi:
sedetevi e lasciate scivolare dentro la prima gamba senza forzare
piede, assicurandovi che la cerniera sia sul retro. Afferrate
la muta su entrambi i lati della gamba dalla parte interna e spingete
il piede attraverso l’apertura della caviglia. Può aiutare in
questa fase usare un olio intorno alla caviglia per facilitare lo
scorrimento . L’importante, in questa fase, è afferrare la muta
dalla parte interna e fare attenzione a non lesionare la parte
esterna con le unghie. Terminate
questa prima operazione inserendo le gambe, successivamente
alzatevi e tirate su la muta fino alla vita. Procedete poco alla
volta avendo cura di tirare sempre la muta afferrandola dalla parte
interna. Adesso
potete iniziare ad inserirvi le braccia e
tirare la tuta sopra le vostre spalle. Tirando la muta sulle
spalle questa tenderà ad aderire meglio intorno ai fianchi. Facendo
oscillare le braccia, la muta si distribuirà in modo uniforme su
tutto il corpo, dopo di che chiudete la lampo. Anche se è più
facile avere qualcuno che vi aiuta a chiudere la lampo, è bene
imparare a farlo da soli. Per rendere lo scorrimento della cerniera
più agevole, ruotate le scapole e portate le braccia dietro la testa
e quindi tirate il cordino delicatamente con entrambe le mani.
Inoltre per abituarsi alla muta ed alla sensazione di costipamento
che provoca è consigliato effettuare alcune sessioni di allenamento
in mare o in vasca con indosso la muta.
mercoledì 6 agosto 2014
martedì 5 agosto 2014
Il nuoto nel Triathlon
Tra
le discipline che compongono il triathlon, il nuoto non è solo
fatica fisica e stress mentale, è anche un modo di uscire dalla
routine sentendosi estraniati da tutto. Il motivo di questa
sensazione va ricercato nel fatto che a differenza della corsa e
della bici, il nuoto non si corre in un elemento familiare all'uomo,
ma nell'acqua, ambiente ostile ai più. Se a tutto questo aggiungiamo
che nel triathlon la frazione a nuoto, si svolge in acque libere,
ecco che il nuotare assume un'accezione quasi ancestrale che ci porta
a stretto contatto con l'elemento madre della vita:l'acqua. I
triathleti che praticano regolarmente distanze molto lunghe come
l'IRONMAN, sanno benissimo come ci si senta durante la frazione a
nuoto, dove la ricerca del ritmo perfetto ci fonde con l'elemento
acqua. Il nuoto in acque
libere è completamente diverso da quello in vasca e le differenze
tra i due sport sono sicuramente maggiori di quanto la distanza possa
farci percepire: cambiano i fattori della prestazione e i fattori
biomeccanici, i fattori fisico-atletici, i fattori tattici e quelli
psicologici.
I
fattori biomeccanici riguardano l'assetto e la posizione in acqua del
corpo, vista la maggior densità dell'acqua, che comporta maggiore
resistenza e quindi notevoli differenze nella tecnica. Sotto
l'aspetto fisiologico si ha un diverso impegno delle vie metaboliche,
dato il protrarsi dello gara si utilizzano non solo glucidi ma anche
proteine e grassi. Si ha un diverso impegno muscolare, dato dai
differenti fattori biomeccanici coinvolti, visto che si ha necessità
di una maggiore potenza e sicuramente di una maggiore forza
resistente. La fatica fisica non è solo una fatica muscolare ma
anche una fatica che coinvolge le articolazioni e i tendini. Sono
diverse le condizioni ambientali, dato che in acque libere c'è
sicuramente una minore umidità, una minore temperatura dell'aria e
dell'acqua, la possibilità di incontrare diverse temperature dovute
alle correnti.
Fondamentale
importanza, vista la durata della gara, sono i fattori tattici
utilizzati dall'atleta durante la competizione e riguardano anzitutto
l'andatura utilizzata durante la gara, che può essere in
regressione, a strappi , in progressione, a ritmo costante. Non meno
importanti sono le tecniche di nuotata utilizzate, che differiscono a
seconda delle situazioni in cui ci si trova ad agire. In realtà
comunque i fattori che risultano determinanti, soprattutto nelle gare
lunghe, sono quelli psicologici. La resistenza alla fatica dipende in
maniera determinante dalla maggiore o minore motivazione mostrata
dall'atleta. Il carico mentale dipende non solo dallo stress fisico
ma anche dalla monotonia del gesto. Per sopperire al forte stress che
queste manifestazione sportive provacano si possono seguire 4
semplici pratiche: Abituarsi a indossare la muta, Superare
l'ansia tramite una respirazione regolare, Nuotare dritto,
Padroneggiare l'arte di avvistamento.
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