La caffeina è uno stimolante presente soprattutto
nel caffé, ma anche in altre sostanze e bevande comunemente reperibili (tè,
cioccolato, cola ecc.).Appartiene al gruppo delle metilxantine(come la teofillina e la
teobromina) ed è farmacologicamente attiva con effetti simili, seppur più
blandi, a quelli delle amfetamine. È pertanto in grado di aumentare la
concentrazione e di ridurre la sensazione di affaticamento. In concomitanza con
assunzione di FANS, ne amplifica l'effetto analgesico. Essendo veicolata sia in
ambienti lipidici che nell'acqua, raggiunge il cervello per diffusione
attraverso i tessuti.La sua azione eccitante è tanto più forte quanto meno si
abusa di sostanze che la contengono nell'ambito della vita quotidiana. In altri
termini con l'uso continuato subentra una sorta di assuefazione o refrattarietà
che limita i benefici derivanti, ad esempio in ambito sportivo.Il rapporto fra caffeina
e prestazione sportiva è stato più volte indagato. L’interesse verso la
caffeina da parte di coloro che praticano attività sportive deriva soprattutto
dal fatto che detta sostanza può migliorare le prestazioni su gare di
resistenza.Secondo Terry Graham, docente di biologia presso l’università di
Guelph (Ontario), per un effetto ottimale l’assunzione prevista è di 2
milligrammi ogni 0,5 kg di peso. La caffeina va assunta un’ora prima
dell’evento agonistico. La caffeina riduce la percezione dello sforzo e aumenta
la capacità del corpo di bruciareacidi
grassi, conservando così i carboidrati immagazzinati nei muscoli delle gambe.
Occorre subito puntualizzare che l’effetto della caffeina è molto ridotto se
l’atleta segue una dieta particolarmente ricca di carboidrati o è un
consumatore abituale di elevate quantità di caffè.Diversi studi hanno provato
la capacità della caffeina di migliorare le prestazioni, mostrando anche
incrementi dal 10 al 15% in quelle di resistenza. Graham consiglia una certa
prudenza nell’interpretare questi dati, perché si tratta soprattutto di
ricerche svolte in laboratorio, non nella vita reale o nelle competizioni
agonistiche. La caffeina induce l’organismo a iniziare a consumare grasso per
produrre energia prima del normale, consentendo al runner di risparmiare il glicogeno (carboidrati)
contenuto nei muscoli. Tuttavia, secondo Graham, le ultime ricerche sembrano
suggerire che la caffeina riduca la percezione dello sforzo durante la corsa.
In altre parole, il runner corre meglio perché sente meno la fatica. Per
ottenere risultati significativi nella corsa prolungata grazie alla caffeina
(ossia incrementi nelle prestazioni di 1-3″/km) è necessario assumerne almeno 4
mg per kg di peso corporeo con abbondante acqua circa un’ora prima dell’evento.
Questa quantità si traduce, in pratica, in 320 mg per un runner di 80 kg e in
240 mg per un runner di 60 kg (si tenga presente che consumando tre espressi
all’italiana al giorno si ingeriscono mediamente attorno ai 300 mg di
caffeina). Superare decisamente tale dose non è comunque positivo perché non si
ha nessun beneficio.I risultati migliori, sempre secondo Graham, si ottengono
con l’assunzione di pillole di caffeina. Infatti, le sue ricerche hanno
mostrato che la caffeina assunta in pillole ha avuto effetti nettamente
superiori a quella assunta con il caffè, forse a causa di altre sostanze
contenute nella bevanda che ostacolano l’effetto della caffeina. L'assunzione
di caffeina non è priva di rischi, soprattutto per coloro che normalmente
evitano di assumerla con la dieta. In soggetti particolarmente sensibili alla
sua azione, effetti collaterali anche importanti compaiono già a dosi moderate. I classici sintomi da eccessiva assunzione di caffeina comprendono:
eccitazione smodata, emicrania, insonnia, tremori, irritabilità.
La caffeina favorisce la perdita di liquidi (effetto diuretico) e deve pertanto
essere assunta insieme a bevande, mantenendosi ben idratati durante tutta
l'attività fisica.In caso di dosi superiori ai 500-1000 mg possono anche
comparire alterazioni del ritmo cardiaco (tachicardia ed extrasistole
ventricolare). La LD-50 della caffeina (quantità letale per il 50% della
popolazione), corrisponde a 150 mg/kg di peso, ben trenta volte al di sopra dei
valori consigliati.
Nessun commento:
Posta un commento