L’organizzazione della gara è
risultata essere ottima fin da subito: ampia scelta di alberghi e ristoranti
convenzionati, ottima segnaletica lungo il percorso, organizzatori
professionali e soprattutto ampi parcheggi vicini alla zona cambio. Quest’ultimi
si sono rivelati molto ampi e logisticamente perfetti per arrivare a pochissimi
metri dalla zona cambio, cosa non da poco. Essendo stata la mia prima gara di
triathlon ero un po’ nervoso, soprattutto per quanto riguarda le operazioni
pregara: assegnazione numero, entrata e uscita dalla zona cambio, regolamento
ecc… ad ogni modo mi faccio coraggio ed entro nell’area dedicata agli atleti.
Dichiaro nome e cognome, mi assegnano il numero “89”, entro nella zona cambio
con il casco ben allacciato e posiziono la bici esattamente al numero “89”
della rastrelliera.
Terminate le operazioni pre-gara,
ho atteso pazientemente l’orario della
partenza iniziando ad indossare la muta lunga dato che la temperatura del mare
era al di sotto dei 24C° previsti. Finalmente arriva il momento della partenza,
prima però gli organizzatori ci illustrano le particolarità del percorso per
metterci a conoscenza dei punti più salienti e pericolosi del percorso. Alle
9.30 partono le donne e alle 9.45 è prevista la partenza degli uomini. Come il
giorno precedente anche nel giorno della gara il tempo è grigio e il mare
presenta la stessa onda lunga. La
prima frazione a nuoto si svolge su un circuito di 950 metri da ripetere due
volte e prevede anche un passaggio di 50 metri sulla spiaggia davvero molto
spettacolare. Pochi minuti prima della partenza gli organizzatori ci fanno
scendere in spiaggia e i danno le ultime raccomandazioni sulle condizioni del
mare. Alle 9.45 esatte scatta la sirena e si parte! Siamo 150 atleti e tutti
iniziamo a correre lungo i primi metri di mare per poi tuffarsi in acqua verso
la prima boa gialla.
Negli istanti successivi alla
partenza regna una confusione disumana: spinte, schizzi, bracciate,
ginocchiate, fiancate, corpi che sbattono e onde che si infrangono su di noi. Tutto
questo avviene almeno per i primi cinque dieci minuti, il tempo di allungare il
gruppo e sfilare i più lenti. L’onda lunga si fa sentire, il freddo dell’acqua
meno dato che la muta compie egregiamente il suo lavoro. La prima boa sembra
non arrivare mai e il mare mosse e la corrente mi rispediscono verso riva. Il tratto
più difficile è quello tra la boa 1 e la 2, quello che corre parallelo alla
riva. In questo tratto di mare le onde sono molto fastidiose, dato che arrivano
dal fianco destro, quello da cui io respiro. Bevo, ondeggio ma non mi arrendo,
lo sforzo non è dei più piacevoli ma stringendo i denti arrivo alla boa 2 e
punto verso la riva. Con le onde e la corrente a favore la velocità aumenta
così come la stabilità ed è in questo tratto del percorso che inizio a
recuperare posizioni. Finito il primo giro ci aspettano 50 metri di corsa sulla
spiaggia. Duri, durissimi ma resi più leggeri dal pubblico che ci incoraggia,
dopo di che iniziando il secondo giro, con le stesse difficoltà del primo ma
con molta più fatica. Il tratto che mi porta alla prima boa è quello dove perdo
più posizioni, soffro l’onda contraria e la stanchezza accumulata nel primo
giro. Se la stanchezza e le onde non bastassero, ci si mette anche il colletto
della muta a darmi fastidio e a provocarmi un fastidiosissimo bruciore sul
collo che nei giorni avvenire mi farà tribolare. Girate le due boe, inizia il
tratto facile, quello che conclude la prima frazione. Come nel primo giro anche
nel secondo recupero un po’ di posizioni e concludo la gara con un
rispettabilissimo tempo di 45 minuti.
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