Si è soliti pensare, degli atleti
in grado di terminare o vincere un ironman, che siano dei veri e propri super eroi,
dotati di qualità innate per poter compiere sforzi sovraumani con apparente facilità
e senza il minimo sforzo: ovvero si pensa che le loro caratteristiche, in
questo caso sportive, siano solo e soltanto un dono di madre natura e quindi,
non dovute all’applicazione costante e giornaliera. Inutile dire quanto questa
affermazione sia errata, dato che ognuno di noi, con la giusta dedizione e con
un giusto approccio mentale può, se lo vuole veramente, completare e perche no
vincere un ironman. In questo articolo non parliamo di doti tecniche, sportive,
fisiologiche ma solo di propensione psicologica al traguardo. Infatti, che si
tratti di una gara di triathlon, di una conferenza con 500 persone che vi
ascoltano, di una recita teatrale o di una riunione di lavoro,
raggiungerete più facilmente il vostro
obbiettivo se avrete un approccio positivo e privo di ansie. La gara rappresenta
per un atleta un “esame” che mette in
discussione i suoi investimenti fisici e psicologici. che l’ansia nello sport può portare ad una
diminuzione della performance a seguito di un precoce esaurimento delle energie
fisiche e mentali, con conseguente danno per l’atleta. Tuttavia
risulta evidente nello sport l’opportunità di utilizzare le terapie di
rilassamento e al fine di ridurre, sui vari organi e apparati, le modificazioni
indotte dalla reazione d’ansia, ristabilendo l’equilibrio fisico e mentale
dell’atleta. Preparare la mente ,
attraverso le tecniche di rilassamento, aiuta l’atleta a controllare le proprie
emozioni, a prevenire i momenti d’ansia e a non farsi soggiogare da esse,
rivolgendole a proprio vantaggio. Il rilassamento può essere inteso come
l’opposto dell’attivazione, però non necessariamente uno stato di riposo ma di
regolazione e normalizzazione delle funzioni vitali che vengono meglio
utilizzate nello sport. Il nostro inconscio , tra le tante funzioni, si occupa di proteggerci dall’eventuale
possibilità di soffrire. Quando si avvicina una situazione
potenzialmente pericolosa attua delle strategie di protezione per allontanarci
dal pericolo. Una di queste strategie è l’ansia. Quando proviamo uno stato di
ansia, il corpo ci trasmette che c’è qualcosa di potenzialmente pericoloso. Da
un semplice fastidio ad un attacco vero e proprio che non solo ci debilita ma
ci blocca completamente.
Quando il livello di
ansia aumenta al punto di essere
esagerato rispetto alla prestazione che dobbiamo
svolgere, l’ansia comincia ad avere un’influenza
negativa e dunque non riusciremo più ad
ottenere dei buoni risultati.
La curva di ansia di Yerkes e Dodson (1908)spiega
come livelli moderati di ansia siano utili per l’attività e più proficui nello
svolgimento dei compiti (aumentando il livello di attivazione, la prestazione
migliora fino a un dato punto, poi peggiora). E’ dimostrato che soggetti in
grado di affrontare le difficoltà con uno stato d’animo privo di ansia, non
solo riescono meglio ma percepiscono molta meno fatica nel portarle a termine. Solitamente
l’atleta non riconosce l’ansia che lo assale in gara derivante dalla possibile
paura di perdere, creata da un sistema di valori culturali socialmente
acquisiti. È appurato
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