Riuscire ad immaginare i propri obiettivi sportivi,
grazie alla visualizzazione, è il primo passo per realizzarli. Una pratica
molto utilizzata è quella della visualizzazione, ovvero: la rappresentazione
immaginativa del programma e delle singole sequenze motorie da eseguire nei
diversi momenti della gara o del training. Le scene visualizzate devono essere coinvolgenti
e realistiche, per poter ricreare nella mente dell'atleta esperienze il più
verosimili possibile. Così come il pilota di formala uno visualizza la
successione di curve, staccate e cambi di marcia prima di salire a bordo della
sua macchina, anche l’atleta di triathlon dovrebbe visualizzare ogni singola
fase della gara. L'obiettivo è fare in modo che l’atleta immagini l’intera
prestazione dall’inizio alla fine, facendo attenzione a "sentire"
l’intero corpo e le sensazioni muscolari. Il risultato sarebbe un
rinforzo, un consolidamento della traccia memonica del movimento, il che
faciliterebbe la successiva esecuzione concreta. L'atleta dovrebbe non solo
guardare se stesso mentre esegue l'esercizio, ma dovrebbe "sentirsi"
quanto più possibile. In gare molto lunghe,
complicate e piene di variabili come quelle di triathlon, visualizzare prima
della gara più dettagli possibile può essere l’arma in più per conseguire un
buon risultato. Limitandoci alla sola gara, l’atleta di triathlon, dovrebbe
iniziare a visualizzare la gara dai momenti che precedono la competizione, passando
poi a visualizzare le tre frazioni e finire con il post gara. Ecco di seguito
un percorso di visualizzazione di una gara di triathlon relativo alla prima
frazione a nuoto.
Partiamo ricreando nella propria mente situazioni, sensazioni,
odori, immagini e perché no anche tutti i rumori che comunemente l’atleta
troverebbe sulla spiaggia pochi attimi prima della partenza. “Mi trovo sulla spiaggia, a pochi metri dal
mare, con altri atleti a fissare le boe gialle che delimitano la frazione a
nuoto. Sento la muta sulla pelle che mi impedisce alcuni movimenti e respiro il
forte odore della gomma. Controllo un’ultima volta che la muta sia ben chiusa e
aderante, dopo di che mi calo gli occhialini sugli occhi e attendo lo start. Il
mare infrange le sue onde sulla spiaggia e il vento increspa leggermente le
onde da nord est. Ecco che i giudici di gara ci invitano a compattarci. Da li a
breve suonerà lo start. Mi stringo insieme ad altri triatleti e mi avvicino al
limite della partenza. Poco dopo lo start. Inizio a correre a grandi falcate
per saltare le onde e raggiungere una buona posizione il più possibile avanzata
rispetto al gruppo. Sento l’acqua che mi bagna, prima le caviglie poi le gambe
ed infine, quando avanzare a corsa diventa impossibile mi immergo. Silenzio.
Sono completamente immerso nell’acqua con i polmoni pieni d’aria in attesa di riemergere
ed iniziare a nuotare. Le prime 26 bracciate saranno veloci per sopravanzare
gli avversari e la respirazione ogni 4 bracciate per ridurre il rollio. Il rumore
dell’acqua mi accompagna e alla mia destra vedo molti atleti nuotano accanto a
me. Tra una respirazione e l’altra sento il sapore dell’acqua salata e il
beccheggio delle onde. Sono finite le 26 bracciate veloci e la respirazione può
tornare ogni 2. Adesso devo solo recuperare lo stress della partenze almeno
fino al primo giro. La fatica per la partenza veloce si fa sentire, i polmoni
chiedono ossigeno e il cuore batte velocemente. Calma devo recuperare. Ogni 10
bracciate guardo la boa per definire meglio la traiettoria e controllo gli
avversari. Arriva la boa, svolta a sinistra, adesso vedo l’orizzonte. Avanti
mantenendo il ritmo senza forzare. Passa la seconda boa si punta alla spiaggia
con le onde che mi spingono avanti. Posso sfruttare la corrente per guadagnare
alcune posizioni. Arrivo in prossimità della riva e nuoto fino a che non tocco
la sabbia con le dita della mano poi mi alzo e corro. Piano non devo forzare. Inizia
il secondo giro a nuoto. Fino alla prima boa mantengo ancora la respirazione
ogni 2 bracciate. Questa è la fase più dura, devo stringere i denti fino alla
prima boa. Ennesimo giro di boa. Inizio a forzare con bracciate lunghe e
potenti e respirazione ogni tre. Ultimo giro di boa per puntare sulla spiaggia
e dare il massimo sfruttano la spinta delle onde. Recupero ancora qualche
posizione e quando sento la sabbia con le dita emergo e corro fino alla zona
cambio. Sento la sabbia sotto i piedi, mi guardo intorno e calcolo la posizione
rispetto al gruppo. Mentre mi avvicino alla zona cambio iniziò a sfilarmi la
muta aprendo la zip sulla schiena e sfilandomi alternativamente le maniche.”
Ecco quello che si intende per visualizzazione della
gara. Ovviamente questo è solo un esempio, ma in linea di principio ricalca il
concetto.
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