L’inverno del ciclista è cambiato in questi anni e anche la
consapevolezza di come l’attività invernale possa incidere sulla stagione
agonistica. Di norma, la lunghezza della fase di costruzione dipende da una
serie di fattori strettamente individuali. Chi comincia a gennaio o
febbraio avrà necessità di limitare le attività alternative. Chi invece parte con gradualità
da marzo e punta al periodo di maggio- giugno potrà estendere la fase di transizione e costruzione- base. Per
un amatore, la possibilità di poter effettuare lavori più versatili al periodo
invernale consente di allenare qualità trasversali utili al benessere fisico,
alla costruzione muscolare, e di variare la qualità degli input allenanti
ricevuti. Valutiamo ora le specialità più interessanti per
un’attività invernale di base.
La corsa è un esercizio che coinvolge solo gli arti inferiori in modo intensivo, con gruppi muscolari affini al ciclismo, seppur con contrazioni diverse e in particolare con la presenza di una fase eccentrica. Sviluppa in minima misura anche fasce muscolari della parte superiore, schiena, braccia e gruppi muscolari della spalla. Mediamente, rispetto al ciclismo (in cui l’atleta esprimerebbe il 60% della propria forza massima), il podista si limita al 20% in ambito aerobico, e subisce anche a basse velocità i microtraumi dell’impatto sul terreno. Il maggior consumo energetico del gesto consiglia l’attività di corsa per il controllo del peso ed il dimagrimento. Il rischio di infortuni non è da trascurare, specie per atleti pesanti o meno inclini alla disciplina. Ottima anche la corsa in salita, che consiglio spesso e che risulta ancor più vicina al ciclismo in alcuni frangenti, minimizzando aspetti tendenzialmente dannosi per il neofita.
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