mercoledì 11 novembre 2015

Doping di stato in Russia. Il Cio: "Pronti a ritirare medaglie"

Lo scandalo attuale del doping è un “risarcimento” per il mancato fallimento di Sochi, a sua volta solo l’antipasto di quel che sarebbe successo poco dopo in Ucraina. L'Olimpiade invernale di Sochi era tutto un pasticcio: dai costi stellari, ai ritardi sulla realizzazione degli impianti, al rischio terrorismo ceceno. L'Olimpiade, a Sochi, non doveva arrivare... e invece sappiamo tutti com'è andata. Non è una novità che la fine del comunismo e la disgregazione dell’Urss non abbiano portato allo smantellamento – se non momentaneo – del glorioso sistema sportivo sovietico. Valentin Balakhnichev – allenatore della squadra sovietica (1978-1984), presidente della Federazione atletica russa (1991-2015), ex membro della Iaaf e protagonista del sistema-doping denunciato dall’inchiesta della Wada – incarna alla perfezione le continuità tra lo sport sovietico e la strategia sportiva di Putin, in cui dal “doping di Stato” si è passati al “doping tollerato e coperto dallo Stato”. Del resto l’uscita di scena di Lamine Diack, il “Blatter dell’atletica mondiale”, in carica dal 1999, ha provocato un vero terremoto; tanto che il senegalese è ora indagato per corruzione. Le tangenti prese per coprire il doping di Mosca sono però solo la punta dell’iceberg. Come ha ricordato Dick Pound, l’ex presidente della Wada a capo della commissione che ha stilato il rapporto, il lassismo della Iaaf sul doping non riguardava solo la Russia: da tempo, per esempio, le federazioni di Giamaica e Kenya sono nel mirino. Anche per questo, l’esclusione dei russi dalle gare di atletica di Rio 2016 sembra solo una minaccia. Molto comunque dipenderà dal progetto politico del neopresidente della Iaaf, Sebastian Coe, la cui elezione ha contribuito, almeno indirettamente, a sollevare questo vaso di Pandora.Le antiche alleanze che garantivano l’immutabilità del sistema dell’atletica mondiale sono saltate e, data la centralità della disciplina nelle Olimpiadi, i futuri sviluppi potrebbero avere più di una deriva extra-sportiva. Il documento dettagliato della Wada, 323 pagine, denuncia l'uso diffuso di sostanze proibite nello sport russo e la copertura del governo e perfino dell'Fsb, i servizi segreti di Mosca: di fatto un sistema di doping di stato. Il report chiede la sospensione dalle competizioni internazionali di tutti gli atleti russi, che rischiano quindi di non poter partecipare ai Giochi in Brasile. All'interno del documento che ha scoperchiato il doping di Stato in Russia, oltre alla richiesta di sospendere la federazione russa di atletica leggera dalla competizioni per due anni, ci sono nomi di dirigenti ed atleti da squalificare a vita. Oltre ad atlete del calibro di Savinova e Poistogova, oro e bronzo negli 800 a Londra 2012, c'è un nome famosissimo in patria, dove è chiamato "il padre di tutte le vittorie dei nostri marciatori". E' Viktor Chegin, 53enne, colui che ha costruito tutti i successi della marcia russa operando nell'inavvicinabile centro specializzato e segreto di Saransk: è l'allenatore più vittorioso al mondo ma anche molto chiacchierato per i suoi metodi di lavoro che viaggerebbero in parallelo col doping. Il Cio in tal senso si muove: "Vista la politica di tolleranza zero nei confronti del doping, saranno pprese tutte le misure e le sanzioni necessarie per quanto riguarda l'eventuale ritiro e riassegnazione delle medaglie, nonché l'esclusione dai futuri Giochi". Sulle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, in Russia: "I risultati dei test antidoping di Sochi sono credibili ma saranno ritestati". Il primo provvedimento da parte della Wada nel frattempo è già arrivato: è stato infatti sospeso l'accreditamento per il laboratorio antidoping di Mosca. La sospensione, un'altra delle richieste contenute nel rapporto della commissione, ha effetto immediato. Tutti i campioni del laboratorio dovranno essere trasportati presso un laboratorio alternativo e accreditato dall'agenzia antidoping "in modo sicuro, verificando con certezza che non venga alterata la catena di custodia".

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