Che la maggior parte delle nostre strade
siano state concepite e costruite a uso e consumo dell'automobile è cosa nota:
per rendersene conto basta dare un'occhiata a quello che avviene fuori dai
nostri confini. In Paesi ciclisticamente avanzati la bicicletta è considerata
un mezzo di trasporto quotidiano mentre il nostro Codice della Strada la
definisce ancora "velocipede", come se si trattasse di un bizzarro
oggetto di modernariato del secolo scorso. L'insofferenza di alcuni
automobilisti nei confronti dei ciclisti è palpabile: il ciclista viene visto
come un pericoloso ostacolo mobile da schivare e quando rivendica il proprio
spazio sulla strada che "è di tutti" la miccia è già accesa e il
litigio è dietro la prima curva.
Il Codice della Strada definisce la bicicletta "velocipede" (art. 50), è molto chiaro e dettagliato sulle caratteristiche costruttive che deve avere (art. 68) ma sulle norme di circolazione contenute nel primo comma dell'art. 182 non lo è altrettanto: "I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono procedere su un'unica fila salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell'altro". Nel comma 9 risiede invece l'obbligo delle bici di "transitare sulle piste loro riservate quando esistono" e questo vale anche per le ciclabili malmesse.
Il Codice della Strada è attualmente in fase di aggiornamento e l'iter legislativo si concluderà con l'approvazione del Nuovo Cds, probabilmente nei primi mesi del 2016: un testo che dovrebbe essere più snello e comprensibile. Meno "burocratese" e strade disegnate tenendo conto anche di ciclisti e pedoni: queste novità potrebbero rappresentare un passo in avanti per sedare sul nascere le eventuali liti tra automobilisti e ciclisti, in presenza di un regolamento univoco e di una segnaletica stradale chiara e attenta alle esigenze di tutti gli utenti che condividono la carreggiata. E magari il tanto bistrattato velocipede finalmente si trasformerà in una bicicletta: un mezzo di trasporto con pari dignità rispetto agli altri.
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