LONDRA. - Nuova puntata dell'inchiesta del Sunday Times e della rete tedesca Ard sulla diffusione del doping nell'atletica leggera, che sembra aver raggiunto gli stessi livelli epidemici del ciclismo. Un terzo dei 1.800 atleti (tra il 29 ed il 34%) che partecipò ai campionati del mondo di Daegu, in Corea del Sud, nel 2011, confessò di aver fatto ricorso ricorso a sostanza proibite nel precedenti 12 mesi. Questo quanto emerge da uno studio condotto dall'università tedesca di Tubinga nel 2011, finanziato dalla Wada (World Anti-Doping Agency) ma che la Iaaf (l'associazionee internazionale delle federazioni di atletica leggera) ha impedito di diffondere.
Questo in base ad un accordo 'incestuoso' tra controllori, la Wada, e controllati, la Iaaf, nel quale questi ultimi acconsentirono alla ricerca, consentendo agli scenziati tedeschi ricercatori di interrogare gli atleti, ma riservandosi il diritto di veto, che hanno esercitato, impedendone la divulgazione perchè il risultato era a dir poco imbarazzante. Oggi, scrive il Sunday Times, l'università di Tubinga esprime forti critiche contro l'Iaaf per le pratiche ostruzionistiche che hanno impedito la diffusione della ricerca: "La Iiaf ha ritardato la pubblicazione (della ricerca) così a lungo senza alcuna buona ragione violando i diritti di pubblicazione", si legge in una dichiarazione dell'ateneo. Il tutto usando la sua influenza riuscendo per far firmare una accordo di riservatezza ai ricercatori per impedire loro anche solo di parlare di quanto avevano accertato. La notizia giunge a pochi giorni dall'elezione, in programma mercoledì, di Lord Sebastian Coe, ex olimpico britannico, alla guida della Iaaf. Coe, che ha criticato le rivelazioni del Sunday Times, ha comunque promesso che istituire un'organizzazione anti-doping se otterrà la carica. Il riferimento è al precedente scoop del 2 agosto in cui sempre Sunday Times e Ard rivelarono come il doping sia una piaga quasi sistemica nel mondo dell'atletica leggera. Una fonte all'interno della Iaaf (International Association of Athletics Federation) fece filtrare i risultati di 12.000 esami del sangue di 5.000 atleti che hanno vinto gare di atletica leggera. Dai test emerse che un terzo delle medaglie (146 di cui 55 d'oro) vinte in prove di durata tra il 2001 ed il 2012, sia a mondiali che ad olimpiadi, sono state assegnate - e mai ritirate - da atleti i cui esami sono risultati quanto meno dubbi. Oltre 800 dei 5.000 atleti di cui sono stati esaminati i test del sangue hanno mostrato, secondo gli esperti consultati dalle testate, "un ricorso al doping altamente sospetto o quanto meno anormale".Due settimane fa emerse che la Russia era "l'epicentro (del ricorso al doping) secondo gli esami del sangue con oltre l'80% delle medaglie vinte da atleti sospettati di ricorrere ad 'aiuti'. Tra le tecniche più usate ci sono le trasfusioni di sangue e micro dosi di Epo (Eritropoietina), un ormone che aumenta i globuli rossi ed in sintesi l'apporto di ossigeno ai tessuti, specie quello muscolare e cardiaco, consentendo di migliorare le perfomance.
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